Cookie Consent by Free Privacy Policy website Storia dell'Istituto

Storia dell'Istituto

Storia dell'Istituto

Pier Giuseppe Arcangeli, ex Direttore dell'Istituto
Quattro secoli suonati: breve storia delle scuole di musica a Terni 

Nel tempo lungo della Storia, tre sono le "arcate" - l'ultima in di­venire - entro le quali si leggono le vicende delle scuole musicali ternane.
La prima è durata all'incirca tre­cento anni, dagli imprecisi (e tar­divi) esordi d'una cappella in cattedrale, sullo scorcio del XVI sec., fino all'Unità.
Per tutta questa fase - non di ra­do interrotta da crisi istituzionali e politiche - gli ordinamenti, gli organici, le funzioni dell'inse­gnamento "pubblico" della mu­sica rimangono sostanzialmente immutati: la Cappella è retta da un Maestro (d'abitudine organi­sta) "provisto di tutte le necessa­rie musiche" al servizio liturgico e alle processioni, e si compone ­al meglio - di quattro musici (soprano, contralto, tenore e basso). Nel Seicento, la scelta del Mae­stro (se non anche dei cantori) spetta al Capitolo della Cattedra­le, ma il suo compenso al Consi­glio comunale, per le funzioni di docente al ruolo connesse, non solo nei confronti dei pueri, ma per lunghi periodi anche nella preparazione dei trombetti, i qua­li "debbano anco servire per famegli pubblici (...) per maggior decoro del Magistrato", che è l'autorità civica. Questi messi-strumentisti (se possibile quat­tro, ma almeno due) erano an­ch'essi alle dipendenze del Co­mune, assicurando per secoli la pubblica "banditura" e la segna­letica sonora, quotidiana e festi­va, a Terni come in ogni pur pic­cola città: dapprima con pifari e tromboni o trombe e poi anche con i corni da caccia.
Nel secolo successivo, sembrano piuttosto i cittadini stessi (gli im­mancabili "zelanti") ad esigere dal Consiglio di Terni la nomina dei musici, che dovrà avere però il placet del clero e la ratifica for­male della Delegazione apostoli­ca. Ed accanto agli ottoni compa­re un "Primo Violino", anche in ragione della diffusione dei ge­neri dell'Oratorio e del Melo­dramma, il cui gusto e la cui vo­calità vanno imponendosi nel re­pertorio da chiesa.
Era dunque duplice la mansione del musico-maestro in età di "antico regime", quando potere civico e potere ecclesiastico - nel­lo Stato Pontificio - poggiano su un equilibrio un poco grigio, ma stabile. Emergono, dalle carte ri­maste, i nomi e i momenti di più spiccato rilievo: il compositore (temano e prete) Alessandro Ca-pocci, nato nel 1591 e già famoso quando gli venne affidata la Cappella, nel 1638; del 1747 sono le testimonianze del riordino dell'istituzione, "da tanto gran tempo" negletta (per cui biso­gnava chiamare dei forestieri per le principali solennità, che a Ter­ni erano quelle dell'Assunta e della SS. Concezione, oltre alla festa di San Valentino); la pre­senza di illustri musicisti per il resto del Settecento (perlopiù ro­mani e marchigiani, ma pure un napoletano), fino a Giovan Batti­sta Gigli (Maestro dal 1772 all'89) e al romano Lorenzo Bai-ni, licenziato nel 1798 e poi rein­tegrato dopo la fine della Repub­blica; il Piano di regolamento per la Cappella Musicale, votato dal Consiglio della Magistratura nel 1816 e poi ritoccato nel 1828, con il quale vengono precisati com­pensi e obblighi didattici del Maestro e del Primo Violino (nu­mero delle lezioni settimanali e degli allievi da istruire "in modo che in seguito possino servire in Città"); infine la data - 16 gen­naio 1861 - dell'atto con cui il Municipio cessava di preventi­vare dei finanziamenti per la Cappella.
Di qui ha inizio la seconda fase (che durerà centodieci anni) del­la nostra cronistoria, in verità senza alcuno "strappo" trauma­tico rispetto alla prima. L'atto del 1861, infatti, significò semplice­mente che la qualifica del Mae­stro di Cappella - ricoperta da meno d'un anno dal toscano Ce­lestino Magi (o Maggi, ternana-mente) - venne mutata in quella di Maestro di Musica, il quale ­passando dall'organo al pia­noforte - seguitava ad avere l'obbligo di formare due allievi di canto (cui poi si aggiunse un allievo di contrabbasso), mentre il Primo Violino si chiamò Mae­stro di Violino, con il compito, almeno dal 1872/73, di formare sei allievi.
Va da sé che il Magi avrà segui­tato a prestare la sua opera al duomo, ma è certo che l'istruzio­ne "pubblica" degli allievi can­tanti si orientava decisamente verso il canto lirico; mentre do­veva acquistare maggior presti­gio la figura del Maestro violini­sta, se non altro a far data dal 1872, quando inizia l'era di Giu­seppe Cerquetelli. Questi - a soli ventiquattro anni (era nato a Cingoli nel 1848), non appena di­plomato a pieni voti in Composi­zione e Violino al Conservatorio di Milano - venne a vincere a Terni il concorso per direttore al Teatro Comunale della città, in­carico che non coincise subito con quello di direttore della scuola di musica, ma intanto con quello di insegnante di violino, essendo evidentemente compito del "direttore artistico" del Tea­tro quello di formare e dirigere l'orchestra per le stagioni d'ope­ra. Accanto ai due docenti "im­piegati a stipendio fisso", lavora­vano come "contrattisti" i quat­tro maestri di Strumenti a fiato (Corno - non casualmente indi­cato per primo -, Clarino, Oboe, Tromba e altri ottoni), ad uno dei quali sarebbe toccata la direzione della fanfara, ovvero del Concer­to Cittadino (poi Banda), nelle alterne fasi di vita di questi orga­nici, attivi a Terni dai primi anni Sessanta - prima accanto e poi in sostituzione del Corpo della Guardia Nazionale - ed eredi più numerosi degli antichi trombetti, ma ormai meno indispensa­bili (e perciò semi-volontari).
Nel 1885, con la fissazione d'una "sede unica" nei locali dell'ex Teatro Goldoni (a piazza S. Fran­cesco), il Comune adotta il primo regolamento post-unitario della Scuola di Musica, il cui "gover­no" è affidato a una Commissio­ne di quattro Ispettori, "presie­duta dal Sindaco o da un Asses­sore da lui delegato". Lo scopo principale dell'istituzione è pre­cisamente definito: "rendere gli alunni atti ad occupare conve­nientemente un posto nel Corpo orchestrale e corale del Munici­pio". Tanto che gli stessi, solo che fossero ritenuti idonei "a prender parte negli spettacoli teatrali o nella banda", avranno l'obbligo di prestare la loro ope­ra gratuitamente, già nel corso degli studi, ma ancora per un an­no dopo il loro compimento (sal­vo chiamata alle armi e con la possibilità di differire l'obbligo dopo l'eventuale perfeziona­mento in un Liceo o Conservato­rio), prima di essere ammessi nell'orchestra, nel coro o nella banda come stipendiati.
L'organico dei docenti si compo­ne ancora di due Maestri titolari e quattro aggiunti. Sembra di ca­pire dal documento che ai due Maestri - l'anziano Magi e l'an­cor giovane Cerquetelli - viene riconosciuta una certa pariteticità, anche se la scuola di Canto Corale è passata al secondo (con quelle di Violino, Viola e Violon­cello), rimanendo al primo quel­la di Canto Superiore (canto liri­co, ovviamente) e il Contrabasso. Le classi dei fiati sono invece co­sì ripartite: "Flauto e congeneri; Clarino e c.; Oboe, Fagotto e c.; Strumenti d'Ottone". Ad uno dei professori aggiunti è assegnata la "Scuola di elementi musicali e solfeggio per tutte le classi". Si­gnificativamente, nell'85 non c'è traccia del Pianoforte.
Il Magi morirà, a settant'anni, nel 1887. Se non da prima, di fat­to, da allora il m° Cerquetelli ­che ha trentanove anni - assume la direzione della scuola, che avrà con lui un notevole svilup­po: nel 1889 ebbero inizio i saggi pubblici, e frequenti erano le "ac­cademie" al Teatro Comunale, fi­nalizzate anche a raccogliere fon­di per rendere idonea la nuova sede, fino a quando venne solen­nemente inaugurata la "bellissi­ma sala per concerti". Era l'otto­bre del 1893: le Civiche Scuole di Musica iniziarono l'anno in una sede più ampia e con un nome, quello illustre del concittadino flautista Giulio Briccialdi, a set­tantacinque anni dalla nascita (1818) e a dodici dalla sua morte (1881). Il "Briccialdi" conquista­va allora una sua centralità so­ciale e culturale nella vita di Ter­ni. Il 26 dicembre del 1900, ri­spondendo su "L'Unione Libera­le" alle critiche rivoltegli attra­verso le colonne de "Il Messag­gero" (le polemiche - graziaddio! - non sono mai mancate), il M° Cerquetelli poteva testimo­niare - "sebbene per massima alieno d'immischiarmi negli ap­prezzamenti giornalistici, molto più poi quando essi si nasconda­no sotto il velo dell'anonimato" - che se nel Carnevale del 1873, per rappresentare le opere Marta, Lucia e Lucrezia Borgia "fu neces­sario far venire ben 16 professori da fuori", "in seguito tale defi­cienza andò man mano dispa­rendo, tanto che negli anni in cui si eseguirono Aida, Gioconda, Africana e Otello ed altre, non si provvide da fuori che il violino di spalla e il primo dei secondi: e tutti gli archi facenti parte del Corpo orchestrale ad eccezione di alcuni, appartennero esclusi­vamente alla mia scuola. E quan­do al Politeama si eseguirono, ol­tre alle opere del vecchio reper­torio, anche Cavalleria Rusticana e Pagliacci e Carmen, nessun violi­no e viola si provvide da fuori". Negli anni precedenti, ricorda orgoglioso il maestro, i suoi alunni avevano dato numerose accademie e una, memorabile, per la Società Filarmonica Ternana, nel 1897; e due "serate ecce­zionali" avevano avuto luogo in S. Francesco nella primavera di quell'anno '900. Ciò nonostante, la "nostra scuola di musica (...) non ha mai preteso, come i mali­gni vorrebbero far credere, né il titolo di Istituto, o di Liceo, e molto meno di Conservatorio, giacché i Conservatori costano centinaia di migliaia, mentre le spese per le nostre civiche scuole di musica sono L. 3250 annue, tutto compreso".
Così inizia il nostro secolo. Qual­che tempo dopo troviamo al Briccialdi Furio Miselli, Bernar­dino Lanzi, Nazareno Tesei: era­no gli anni eroici della Grande Fabbrica e i saggi musicali ven­gono recensiti da "La Turbina", senza risparmio di retorica socia­lista; ma è un fatto che la scuola e la compagine orchestrale ebbe­ro con la nuova classe operaia e con la Società Terni un legame solido e duraturo.
Nel 1920, il Briccialdi lascia il vecchio e sempre più precario teatro e si trasferisce in una sede angusta presso le scuole elemen­tari di S. Caterina, poi ristruttu­rata e infine ingrandita fino a sei aule (per 80-90 allievi), più la di­rezione, la sala del museo e della biblioteca e l'abitazione del cu­stode. Intanto, nel 1922 (l'anno della morte, a Terni, di Stanislao Falchi - che era stato composito­re e direttore del Conservatorio di S. Cecilia a Roma) anche "l'Il­lustre Maestro Comm. G. Cerquetelli" aveva lasciato definiti­vamente la scuola, dopo cin­quant'anni di docenza, pur rima­nendo attivo fin quasi alla fine dei suoi 83 anni.
Alla guida dell'Istituto (che do­vette prendere questo titolo do­po la Riforma Gentile, dal 1923/24) gli succedette ad interim il maestro della classe dei fiati, nonché direttore della Banda, fi Lanzi; e quindi, dal 1926, il prof. Idino Donini. A lui - che era in­segnante di Storia della musica e che fu direttore per trenta armi l'onere di condurre la navicella del Briccialdi negli anni dell'ascesa del Regime e poi oltre quelli della sua crisi. I saggi ve­nivano ospitati allora nel Salone dei Sindacati (fascisti) dell'indu­stria e poi al Teatro Littorio, che era del Dopolavoro Aziendale. Ed anche durante la tempesta della guerra si mantenne una certa continuità, almeno fino al bombardamento dell'Il agosto 1943, che distrusse le scuole di S. Caterina. Cominciarono davvero gli anni più neri: le due classi di Violino, la classe di Pianoforte e di Canto, quella di Violoncello e Contrabasso e quella di Stru­menti a fiato (e la sezione di Teo­ria e Solfeggio) si trovarono lette­ralmente in strada, poi in certo modo ospitate a Palazzo Carrara (sede della Pinacoteca) e per qualche tempo disperse nelle abitazioni private degli inse­gnanti, fino all'approdo (anch'esso tuttavia per diversi armi precario) di Palazzo Manassei, nel 1955, giusto quaranta an­ni fa, dove l'indomito Donini riuscì a portare i suoi sei maestri e gli ottantotto allievi. A missio­ne compiuta, il professore si ri­tirò in quiescenza, lasciando la scuola nelle buone mani del pia­nista e compositore Alessandro Casagrande, giovane temano al­lora trentaquattrenne (nato nel 1922), che si era diplomato a Ro­ma e aveva seguito i corsi di per­fezionamento per direttore d'or­chestra alla Chigiana di Siena, iniziando presto l'attività profes­sionale e quella di animatore della vita musicale cittadina, anche come direttore artistico dell'Ente sinfonico "Stanislao Falchi". Ma quando il m° Casagrande assun­se la direzione del Briccialdi, nel '56, si trattava di ricostruire la stessa ragione d'essere dell'Isti­tuto, poiché la trasformazione delle acciaierie ternane (e il tra­sferimento, dal '51, degli uffici direttivi della Società) aveva di fatto progressivamente svuotato le sezioni orchestrali degli archi, finché lo stesso ente orchestrale si trasformò in società dei con­certi, proprio in quel '56; mentre la Banda comunale era stata spazzata via dalla guerra e non si era costituito ancora (si costi­tuirà in quell'anno) un sodalizio autonomo.
Nel tessuto sociale che si andava ricostruendo, e che sembrava ra­pidamente voler cambiare i pro­pri costumi e i propri comporta­menti culturali (il 1956 è anche l'anno dei primi programmi tele­visivi in Italia), qual era il ruolo di una scuola comunale di musi­ca? Non sappiamo se Casagrande si ponesse il problema in que­sti termini, ma certo provò ad avviare - nei pochi anni che gli erano destinati - un programma di modernizzazione dell'Istituto e delle sue strutture: per esem­pio, il Briccialdi si dotò di un ap­parecchio di registrazione e si formò una piccola nastroteca, ac­canto alla discoteca dei (preziosi) "78 giri" e dei primi "LP"; e già nel 1957 si cominciò a parlare di statizzazione dell'Istituto, o al­meno del suo pareggiamento.
Nell'anno della prematura scom­parsa di Casagrande, nel 1964, il Briccialdi aveva una popolazio­ne scolastica che non superava gli 80-90 allievi, ma meglio di­stribuita fra le due classi di Pia­noforte, le due di Violino, la clas­se di Violoncello e Contrabasso (sempre esigua), la classe di Strumenti a fiato e quella di Can­to, con una cattedra per le mate­rie complementari. Fu il prof. Al­berto Ceccarelli - il Maestro di Tromba e Trombone, che aveva dato un suo originale apporto al programma di rinnovamento dell'Istituto - a dover proseguire il lavoro, come direttore incarica­to, in attesa dell'espletamento del concorso per la titolarità. Il quale fu vinto - nel 1971 - dal di­rettore d'orchestra, pianista e compositore Carlo Frajese: roma­no, già docente di Musica da ca­mera al Conservatorio Morlacchi di Perugia, poco più che quarantenne, animato da trascinante entusiasmo e indiscutibilmente dotato di una forte personalità, in meno di tre anni riuscì nell'impresa di raddoppiare le classi, incrementando le cattedre delle materie complementari ob­bligatorie (con Storia della musi­ca, Armonia etc.) ed acquisendo per il Briccialdi quei requisiti - come il servizio di Segreteria e di Biblioteca - che ne rendessero possibile il pareggiamento degli insegnamenti principali ai Con­servatori di Stato, che infatti fu decretato nel 1974, ad iniziare dalle cattedre di Pianoforte, Vio­lino, Violoncello, Clarinetto e Tromba-Trombone.
Subito dopo, con l'annessione all'Istituto di una sezione di Scuola media, furono istituite anche le classi di Flauto, Oboe e Corno, che nel 1978 furono pa­reggiate insieme alla classe di Canto, già funzionante da anni, come del resto quella di Chitar­ra, poi pareggiata nel '90.
L'Istituto Musicale Pareggiato "G. Briccialdi" crebbe in quantità e in qualità per una decina d'an­ni, stabilizzandosi intorno alla metà degli anni Ottanta, con una frequenza di circa 140 allievi (ol­tre al numeroso vivaio di bambi­ni che dalla metà degli anni Set­tanta costituiva il corso straordi­nario di Propedeutica) e un cor­po docente di 25-27 professori. Nasce intanto il progetto per la sede "definitiva" del Briccialdi, la quale viene individuata nel Palazzo Mariani (ex Giocosi ed ex Liceo Ginnasio), in via del Tri­bunale, dove per qualche tempo - negli anni '60 / '70 - era stata ospitata la banda musicale.
Il Palazzo Manassei è infatti piuttosto malmesso (peraltro, non è di proprietà comunale) ed una sede funzionale è condizio­ne indispensabile perché torni a prendere credito l'aspirazione della città a vedere il suo Istituto Briccialdi trasformato in Conser­vatorio.
Il Palazzo Giocosi-Mariani offre invece (e oggi lo vediamo bene) un'opportunità da non perdere, per una sede di grande prestigio. Finalmente si reperiscono i fi­nanziamenti per la ristruttura­zione ad hoc e il progetto è ... una favola che per lunghi anni ha stentato a diventare realtà.
Siamo al termine: la breve storia è precipitata d'improvviso nella cronaca degli ultimi mesi, in una presenza quasi quotidiana sulla stampa locale. Nel dicembre 1994, per disposizione del Comune di Terni, il Briccialdi si tro­va senza direttore, e subito perde anche il vice-direttore, il com­pianto m° Fausto Mastroianni, che era stato appena incaricato della direzione. Il '95 si apre con la nomina di direttore conferita dal Sindaco Ciaurro a Fabio Maestri (nato a Terni nel 1956, direttore d'orchestra, composito­re, pianista, era stato il primo al­lievo a conseguire un brillante diploma con valore legale al Briccialdi, nel 1975: insomma, un predestinato) e prosegue nel se­gno del rinnovamento fino ad oggi: un aggiornato regolamen­to; altre cattedre (con la Pianta Organica del Comune, da que­st'anno vengono stabilizzate le cattedre di Viola, Quartetto e Musica d'insieme per strumenti a fiato e vengono istituite ex novo quelle di Fagotto e di Contrab­basso, a completare l'organico degli strumenti dell'orchestra); un nuovo - e collegiale - impul­so alla didattica e all'attività mu­sicale degli allievi. Ed ora la nuo­va sede, con l'obiettivo di porta­re a compimento la fase attuale, iniziata con il Pareggiamento, e garantire nel migliore dei modi la partecipazione dell'antica isti­tuzione ternana al processo di riforma degli studi musicali su­periori, ormai in atto nel nostro Paese.